mercoledì 23 novembre 2011

I silenzi dei retroscena


By ilsimplicissimus

Gruppo di bolognesi in un interno: Gabriele Canè, condirettore di QN, Pierluigi Visci, oggi direttore del Resto del Carlino e di QN, Luca Cordero di Montezemolo e il deputato Pdl, Giancarlo Mazzuca

“Il 25 novembre 2010 la procura di Firenze sequestra un miliardo e 200 milioni di euro al patron della Menarini, Alberto Aleotti.
Si scoperchia l’inchiesta: Lucia Aleotti, figlia di Alberto e anche lei indagata, prende il telefono e chiama alcuni giornalisti fiorentini per tentare di ridurre l’impatto della notizia.
Il referente della donna sembra essere Gabriele Canè, condirettore di “Qn”. Quel giorno la “Nazione” – che fa parte di “Qn” – dedica due pagine al sequestro”.

Comincia così un pezzo de l’Espresso titolato “I domatori di giornali”, che si propone attraverso un esempio concreto di mostrare una delle strade attraverso cui i media possono essere condizionati.

A un certo punto viene anche riportata una conversazione in cui Canè, dopo essersi lamentato di Franca Selvatici, antica giornalista de La Repubblica di Firenze, chiama il responsabile della concessionaria di pubblicità de La Nazione e fa capire che scrivendo troppo dello scandalo Aleotti si rischia di perdere inserzionisti.

Ma a quale titolo viene fatta questa osservazione che suona quasi come la minaccia non di un condirettore, ma di un imprenditore pizzicato con le mani della marmellata?

Dal momento che conosco bene tutti i protagonisti della vicenda andrebbe forse detto ciò che l’articolo accuratamente nasconde facendo un po’ perdere il senso dei fatti riportati e cioè che Gabriele Canè è stato vicedirettore e direttore a più riprese del Resto del Carlino, della Nazione, del Giorno, direttore editoriale del Tempo e poi di Qn, tutti giornali dell’ex gruppo Monti, ora Riffeser, il più vicino da sempre a Berlusconi.

Ma è stato anche candidato alla presidenza dell’Emilia Romagna nel 2000 per il gruppone Forza Italia, An, Lega.

E per cinque anni ha fatto il consigliere regionale nelle file dell’Fi. Prima ancora è stato qualche anno al Giornale, sebbene in posizione di corrispondente estero e soprattutto è stato compagno di scuola di Casini e marito della figlia di Salizzoni un ras democristiano dell’epoca, il cui nome – si sussurrava – era inserito in una lista detta dei 500 comprendente personaggi con conti coperti in Svizzera.
Forse non è un caso che proprio cercando la Lista dei ’500 si sia arrivati a quella della P2.

Anche senza riferire tutti questi particolari bastava semplicemente far notare l’appartenenza di Canè a un certo milieu berlusconiano, il solo che può giustificare la solerzia del giornalista nel cercare di minimizzare lo scandalo e anche la sua possibilità di arrivare alle leve pubblicitarie.
Non dico di riferire che è l’azienda di famiglia del sindaco Renzi a curare lo strillonaggio della Nazione.

Forse è arrivato il momento di liberarsi di queste omertà professionali, di questi non detti che sono uno dei macigni della vita pubblica italiana.

martedì 15 novembre 2011

I golpisti finanziari


PUBBLICATO SU: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=268
I golpisti finanziari che hanno terminato la nostra democrazia dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty.
Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato molti anni or sono su Business Week.
Si consideri quanto segue:
1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli del Corriere di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri.
2) Le misure di austerità - si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio - non hanno ora più ostacoli, e sono espressione del volere di poteri finanziari non eletti dagli italiani. Il Parlamento non ha avuto voce in capitolo, ha dovuto obbedire di corsa, cioè è stato esautorato di fatto da forze straniere.
3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi.

I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, che devono essere incriminati e arrestati. Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti. Questo è un colpo di Stato.

Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo (prendano nota i demenziali travagliati dipietrosi che per anni sono corsi dietro al conflitto d’interessi del presunto ladro di polli e hanno ignorato quello dei veri ladri planetari).

Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello.


Ecco i principali membri: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase - Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group - Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria - William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY - Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra - Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group - Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE - David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International - Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese - John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria - Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale - inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA).

Ripeto: Draghi ne è membro oggi.
Cioè, in esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.

Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre. Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via. Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani. Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti.

Essi sarebbero stati fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla.
Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE. Vi diranno che le è proibito per statuto, ma non è vero: infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato d Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva agire, eccome.

Risultato: il golpe.
Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana fondata nel 1948. Comandano i mercati, non il Parlamento.

Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone.
Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe, come già detto, del Parlamento non più sovrano.

La prescrizione in corsivo è del Neoliberista fanatico Alberto Alesina nell’Aprile del 2006. Lo stessa anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002.

Draghi mentì negando di essere stato in carica a Golman Sachs nei mesi della truffa, ma fu smascherato dalle audizioni del Senato USA, nientemeno.
Tornando al golpe.
Le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di italiani per decenni, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani indigenti, sull’ambiente, e sulla democrazia, saranno tragici.
Nell’ordine di migliaia di volte peggiori di qualsiasi danno le mafie regionali abbiano mai potuto infliggere all’Italia, e col concreto pericolo di prostrarla per intere generazioni.

Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte all’idiozia epica di masse di italiani che festeggiano l’arrivo dei golpisti (sic), è doveroso chiedere l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano in quanto cittadini italiani. Prego quindi l’eventuale giurista che leggesse queste righe di informarmi sulla procedura per inoltrare una denuncia in tal senso.

Se, come temo, essa non esiste, nulla cambia della sostanza morale di quanto scritto.
p.s. Prego i diversi colleghi che usano in Tv, ai dibattiti o in radio i fatti che scopro e denuncio, di almeno citarmi come fonte. Grazie.


Read more:
http://atenen.webnode.it/products/draghi-e-napolitano-devono-essere-arrestati-e-processati-di-paolo-barnard/


lunedì 14 novembre 2011

Delfini e l'arte della sopravvivenza





Questo blog Collegato da qui :
http://ilbelpaese-albo.blogspot.com/2011/11/i-delfini-e-larte-della-sopravvivenza.html
--------------
di Aldo Boraschi:
domenica 13 novembre 2011I

Sono andato a vedere i delfini.
Qualche tempo fa, assieme a Giusy e Chiara.
Vicino a Lavagna c'e un grosso delfinario; così si chiamano le piscine che ospitano questi mammiferi.
Non sono pesci qualunque, i delfini. Si capisce da come i bambini li guardano e parlano sottovoce con i loro.
C'è un flusso di comprensione fisica tra di loro. Parlano un alfabeto a noi - uomini e adulti – sconosciuto. E quando c'è qualcosa che mi sfugge, il mio istinto mi dice che c'è la fregatura in agguato. Approfonditi studi ci spiegano che, nella notte dei tempi, delfini e homo sapiens si disputarono il primato “intelligente” del mondo. Al termine della tenzone, il giudizio è stato inequivocabile: i delfini sono gli animali più intelligenti del creato. Intendo tutti gli animali, me compreso. E voi, se mi permettete l'audacia.
Sono talmente intelligenti che a un certo punto della loro evoluzione, avrebbero potuto giocarsi il dominio del Terra proprio con noi. Ma loro, i delfini dico, hanno scelto qualcos'altro; se ne sono restati in acqua a pensare a chissà che.
Pensano, e mangiano, e sonnecchiano, e fanno l'amore, e giocano.
Nient'altro. Di tutto il resto non sanno che farsene. E il resto è tutto ciò che invece noi abbiamo voluto imparare a fare.
I delfini sono gli animali che lavorano di meno in assoluto; dedicano meno tempo di qualunque altro essere vivente superiore ad attività utilitaristiche, azioni volte a scopi pratici. Meno persino dei felini, che ci sembra passino la vita a sonnecchiare. Penso a tutte le volte che vengo redarguito da Giusy perchè passo le domeniche spalmato sul divano a guardare le partite di calcio e capisco quanto la mia indole sia portata più verso il delfino che verso qualunque altro essere vivente. Guardo i delfini che sorridono eternamente e mi sorge dal profondo una domanda cretina.
Quanto è più intelligente dei delfini l'homo sapiens sapiens, la specie dominante che sta lavorando alacremente giorno e notte con l'unico scopo visibile di distruggere ogni cosa sulla Terra, a partire da se stessa?
Qualcuno sa rispondere? Gli studiosi si limitano a constatare che i delfini hanno fatto una scelta e gli uomini un'altra.
Non parlano di scelte giuste o sbagliate, dicono solo che è andata così, e né loro né noi possiamo più cambiare strada.
Ma guardo mia figlia che parla con i delfini e non so cosa darei per sapere quello che si stanno dicendo. Cosa ci tengono nascosto dei loro segreti.
Intanto constato che ho dovuto lavorare anche per pagare il biglietto che mi permette di stare a guardare una coppia di delfini che mi sbatte in faccia il suo totale disinteresse per il mio faticare.

Ecco la fregatura...



sabato 5 novembre 2011

Santi Viglianisi-
LA DIFFERENZA FRA LA MORALITA' DELLA POLITICA ITALIANA E QUELLA DEI PAESI CIVI...LI E' CHE, MENTRE IN QUESTI PAESI VENGONO SOSPESI DALLE CARICHE PUBBLICHE COLORO CHE SONO APPENA INDIZIATI DI REATI, (IN ATTESA DELLA SENTENZA),
- IN ITALIA, SI PERMETTE A PERSONE NON SOLO INDIZIATE DI GRAVI REATI, MA FINANCHE ACCUSATE E PERSEGUITE DALLA MAGISTRATURA PER REATI DI ESTREMA GRAVITA', "PERFINO DI MAFIA",
- DI DETTARE LEGGE IN PARLAMENTO,
- DUNQUE,- SIAMO STATI ABBINDOLATI DA ABILI CONDIZIONAMENTI E MANIPOLAZIONI DELLA COMUNICAZIONE E DEI MASS MEDIA ?
- OPPURE ABBIAMO PERSO I LUMI DEL CERVELLO ?
NON MERAVIGLIAMOCI POI SE LE COSE CI VANNO MALE.

sabato 29 ottobre 2011

ORAMAI E' DIVENTATO UNA BOMBA SENZA CONTROLLO.....

Giacomo Salerno
LA GAFFE SULL'EURO E', FORSE, LA PIU' GRAVE DI TUTTE. MA QUI SI FA FINTA DI NIENTE. MENO MALE CHE PER L'EUROPA E' SOLO UN PATETICO BUFFONE
****************************************

L'ULTIMO STRAPPO DEL CAVALIERE DISPERATO
Masimo Riva
...
Le invettive — perché di questo esattamente si tratta — che Silvio Berlusconi ha lanciato ieri contro l’euro non sono voci dal sen fuggite.
E c’è poco, quindi, da tentare di ridimensionarle. Palazzo Chigi ha denunciato in serata interpretazioni maliziose e distorte, ma è il solito stucchevole copione di smentite tardive e bugiarde. Il fatto è che il Cavaliere, come gli è già capitato ormai decine e decine di altre volte, ha detto esattamente quello che pensa in cuor suo, secondo quella visione grossolana e sostanzialmente incolta dei problemi che gli tocca di affrontare in qualità di presidente del Consiglio. Denigrare l’euro come una moneta «strana perché attaccabile sui mercati» è una gaffe politica imperdonabile in una fase di estrema delicatezza come l’attuale.
Proprio mentre il Paese è chiamato a fare sacrifici durissimi per salvare la propria economia, proprio mentre gli stati dell’Unione cercano in tutti i modi di salvare Eurolandia, il Cavaliere si sfoga contro la moneta unica che non “convince nessuno”.

Ma la sua è molto peggio di una gaffe: significa non aver capito nulla né del ruolo della moneta unica nel processo di costruzione dell’Europa né degli enormi benefici che il nostro Paese ha tratto e potrà continuare a trarre dalla partecipazione a questa storica trasformazione del vecchio continente in una grande area di stabilità e di democrazia a vantaggio dell’intero pianeta.
E non basta: significa non possedere nemmeno gli elementi di conoscenza elementare per capire ciò che sta accadendo da mesi sui mercati finanziari. Che senso ha, per esempio, parlare di moneta «strana perché attaccabile»?
Ma dove ha vissuto finora il sedicente imprenditore di successo Berlusconi? Tutte le monete sono attaccabili dalla speculazione: la storia della lira, della sterlina, del franco e perfino del dollaro ne hanno dato ripetute dimostrazioni.
Il fatto è che da qualche tempo ormai il Cavaliere dà chiari segni di aprire la bocca per dare sfogo ai suoi confusi malumori senza rendersi conto di pronunciare parole che — ahinoi — impegnano il presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.

Sul piano intimistico si può anche comprendere che egli si senta infastidito o addirittura assediato dalle regole di disciplina imposte dalla partecipazione del nostro paese al condominio monetario europeo.
Così come si può capirne la frustrazione di non sentirsi preso sul serio ormai in nessun consesso internazionale e perciò non resista all’impulso di rovesciare il tavolo ignorando anche le norme più elementari della correttezza politica.
Ma egli ricopre la carica di capo del governo e così coinvolge nelle nefaste conseguenze dei suoi malesseri il destino dell’intero paese.

Appena qualche giorno fa hanno suscitato inviperite reazioni di difesa patriottica gli umilianti sorrisi coi quali Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno commentato una domanda sull’affidabilità degli impegni berlusconiani.
In realtà, ci è andata ancora bene. Se in Europa dovessero prendere sul serio le parole pronunciate ieri dal Cavaliere contro l’euro, l’Italia rischia di essere lasciata da sola alla mercé dei mercati con il suo debito e tutti gli altri guai al seguito.

Ancora una volta Berlusconi ha dimostrato che il suo ritiro dalla scena è la prima emergenza nazionale.

(La Repubblica)Visualizza altro