Ho sentito che non volete imparare
Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato
esso è davanti a voi in piena luce.
I vostri genitori hanno fatto sì che
i vostri piedi non urtino nessuna pietra.
Allora non dovete imparare niente.
Così come siete potete rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà,
dato che i tempi, come ho sentito,
sono insicuri, avete i vostri capi che vi dicono
esattamente ciò che dovete fare per stare bene.
Essi hanno letto i libri .. quelli che trattano
delle verità che hanno validità per tutti i tempi
e le ricette che aiutano in ogni caso.
Dato che ci sono tante persone che pensano
al vostro posto, voi...non dovete muovere un dito.
Però, se non fosse così allora forse dovreste studiare.
[Bertolt Brecht].....
**********************
***************************
LE ELEZIONI
L' ' atu juorno, scennette ampresso,
pensanne:" vist' l' ora, mo faccio colazione,
e me recaie 'o bar vicin'alla stazione
addù Alfredo e'o rè do cafè espresso.
"Cià Alfrè, che ce sta'e buono da magna'?
"Duie minute ed escono 'e pizzette,
se poi vulite, arrivano 'e cornette
assettateve int'all'angolo chiu' llà."
..e je m'avvicinaie a ciert' amici,
ca tutt' nzieme parlaven' e politica
un' addiceva: " A lega ci'ha raggiune"
"pecchè 'a democrazia è viste ca cumbine?!
" Pero' è 'a sinistra ca tene l' ideale!"
" Ma va! e' a destra ca tutel'a libertà,"
e tutt'e zieme c'appiccicavamo,
strillanno, ca nisciuno se vuleva tacita'.
Poi, arrivaie Alfredo e ce dicette:
"Ragazzi, so arrivate co' e pizzette!"
e fu cosi che tutto all'intrasatte....
al grido : " Dai forza! che se magn'!"
ce truvaieme daccordo sul programm'...
***********************
........e adesso un po' di fantascienza
*******************************************
***********************
Chi ha molto danaro non è un genio ma il potenziale ospite di una prigione.
A volte, per consolarmi delle delusioni che spesso mi danno i connazionali, e non solo, rileggo gli scritti di un vecchio saggio americano-canadese, molto ben conosciuto, e in particolare le righe che seguono:
“…. vi è un forte tendenza a credere che quanto maggiore è il denaro, sia sotto forma di redditi sia di attività finanziarie, posseduto da un individuo o che a questi è associato, tanto più profonda e sensibile è la sua percezione economica e sociale, tanto più sagaci e penetranti i suoi processi mentali.Il danaro è la misura del successo capitalistico.
Quanto maggiore è il danaro, tanto maggiori sono il successo e l’intelligenza che lo sorregge.
Inoltre, in un mondo in cui per molti l’acquisizione di danaro è difficile e le somme che si riescono ad accumulare sono così manifestamente insufficienti, possederne in grandi quantità sembra un prodigio.
Di conseguenza tale possesso non può non essere associato ad una particolare genialità.
Questa visione è poi rafforzata dall’aria di sicurezza di sé e di autoapprovazione di solito assunta dai ricchi……
In realtà questa reverenza per il possesso di danaro indica, ancora una volta, la memoria corta, l’ignoranza della storia…..
Avere danaro può significare, come molti esempi del passato e del presente confermano, che la persona è indifferente, e in modo folle, ai vincoli della legge e, in tempi moderni, è un potenziale ospite di una prigione.
(J.K.Galbraith “Breve storia dell’euforia finanziaria” ed.Rizzoli 1991, pagg. 22-23 )."
Chissà a chi pensava.
Certo che guardando l'Italia sembrebbero una profezia…… di Nino La Rosa.
******************
*******************************
Il mondo e’ seduto sopra una bomba a orologeria sociale, politica ed economica, innescata da una crisi dei diritti umani: e’ quanto afferma Amnesty International, presentando a Londra, Roma e in altre capitali il proprio Rapporto annuale 2009. ’Dietro alla crisi economica si cela un’esplosiva crisi dei diritti umani’ – ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International nel corso della conferenza stampa di Roma. ’La recessione ha aggravato le violazioni dei diritti umani, distolto l’attenzione da esse e creato nuovi problemi.
Prima, i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora in nome della crisi economica’. ’Il mondo ha bisogno di un nuovo tipo di leadership, di un new deal dedicato ai diritti umani: ha bisogno non di promesse di carta ma di azioni e impegni concreti per disinnescare la bomba a orologeria, di investire nei diritti umani quanto s’investe nell’economia. Miliardi di persone sono private di sicurezza, giustizia e dignita’. La crisi che le colpisce ha a che fare con la mancanza di cibo, di lavoro, di acqua potabile, di terra e di alloggio ma anche
con l’aumento di disuguaglianza, xenofobia, razzismo, violenza e repressione’ – ha sottolineato Weise.
Tra gli esempi piu’ evidenti di questa crisi, Weise ha citato:
- la negazione alle comunita’ indigene del diritto fondamentale a una vita dignitosa, nonostante la crescita
economica in paesi come Brasile, Messico e India;
- gli sgomberi forzati di centinaia di migliaia di persone da insediamenti abitativi precari o terreni agricoli, in nome dello sviluppo economico;
- il vertiginoso aumento dei prezzi, che ha provocato altra fame e altre malattie e, in paesi come Corea del Nord, Myanmar e Zimbabwe, l’uso del cibo come arma politica;
- il persistere della violenza e della discriminazione nei confronti delle donne;
- la reazione alla pressione migratoria da parte dei paesi di destinazione e di transito, che hanno adottato politiche ancora piu’ restrittive, con l’Europa a indicare il cammino in collusione con governi come Mauritania, Marocco e Libia.
’Osserviamo nel mondo crescenti segnali di rivolta e violenza politica. Il rischio e’ che la recessione porti con se’ maggiore repressione. Lo abbiamo gia’ visto in Tunisia, Egitto, Camerun e altri paesi africani, quando i governi hanno stroncato duramente le proteste contro la situazione economica, sociale e politica. L’impunita’ della polizia e delle forze di sicurezza e’ risultata dominante.
La Cina e la Russia sono la prova che all’apertura dei mercati non e’ corrisposta l’apertura delle societa’.
Attivisti per i diritti umani, giornalisti, avvocati, sindacalisti sono stati intimiditi, minacciati, aggrediti, incriminati o uccisi in ogni parte del mondo’ – ha affermato Weise.
Mentre si concentrano sui tentativi di rianimare l’economia globale, i leader del mondo trascurano quei conflitti mortali che producono violazioni dei diritti umani di massa. ’Da Gaza al Darfur, dall’est della Repubblica Democratica del Congo al nord dello Sri Lanka, il costo umano dei conflitti e’ risultato orrendo e la blanda risposta della comunita’ internazionale e’ stata scioccante.
Le operazioni militari in Afghanistan e Pakistan sono aumentate, tenendo in scarso conto le implicazioni dal punto di vista dei diritti umani. Le crisi sono interconnesse tra loro: ignorarne una per concentrarsi su un’altra non fa altro che aggravarle entrambe.
La ripresa dell’economia non sara’ equa e non durera’ a lungo se i governi non porranno fine alle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la poverta’ e se non fermeranno i conflitti armati che generano nuove violazioni’ – ha puntualizzato Weise.
’I paesi del G20 si stanno presentando alla ribalta internazionale come un soggetto nuovo, portatore di istanze e soluzioni e che rivendica un peso politico maggiore. Tuttavia, in tema di diritti umani, questo gruppo dimostra di avere un approccio vecchio e fallimentare fatto di violazioni, retorica priva di azione, promozione dei diritti all’estero e negazione in casa propria, copertura politica degli alleati.
Il new deal che abbiamo in mente deve evitare tanto gli approcci selettivi quanto i doppi standard in materia di diritti umani’ – ha osservato Weise. ’Abbiamo apprezzato la decisione del presidente Obama di chiudere Guantánamo e denunciare la tortura.
Assumere la responsabilita’ per quanto accaduto nella ‘guerra al terrore’ e chiamare a rispondere i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse nel suo contesto, accrescera’ tanto la sicurezza globale quanto l’autorita’ morale degli Stati Uniti’ – ha precisato Weise.
Sottolineando come la crisi economica abbia creato un urgente bisogno di cambiamento, Weise ha annunciato il lancio di una nuova campagna globale di Amnesty International, che intende affrontare e fermare le violazioni dei
diritti umani che creano e acuiscono la poverta’.
In Italia, la campagna si chiamera’ “Io pretendo dignita’”. ’La poverta’ e’ caratterizzata da privazione, disuguaglianza, ingiustizia, insicurezza e oppressione, cioe’ da una serie di fattori che insieme erodono il primo dei diritti umani: la dignita’ di ogni essere umano.
Per questo, la dignita’ e’ al centro di questa nuova campagna. Non e’ una semplice coincidenza il fatto che la maggior parte dei poveri del mondo siano donne, migranti e appartenenti a minoranze etniche o religiose.
Quasi 50 anni fa, Amnesty International venne creata per chiedere il rilascio dei prigionieri di coscienza. Oggi noi pretendiamo dignita’ per i prigionieri della poverta’, affinche’ possano cambiare la loro vita. La nostra campagna portera’ i diritti umani al centro del dibattito sulla poverta’ e, quello che c’interessa ancora di piu’, al centro delle soluzioni per contrastare la
poverta’ e per restituire la dignita’ a ogni essere umano’ – ha concluso Weise.
Le accuse di Amnesty all’Italia
E’ sicuramente uno capitoli peggiori degli ultimi anni, l’aggiornamento al mese di maggio 2009 sulla situazione dei diritti umani in Italia che accompagna il rapporto annuale di Amnesty international.
A preoccupare l’associazione internazionale per la difesa dei diritti umani sono le norme del pacchetto sicurezza, così come «gli attacchi di stampo razzista» di cui sono stati vittime i rom e i sinti in Italia negli ultimi mesi.
Preoccupano anche le lentezze nei processi che vedono imputati agenti di polizia [dal G8 di Genova alle morti di Federico Aldovrandi e Gabriele Sandri], fino al fatto che l’Italia continua a rimanere indietro rispetto agli altri paesi in materia di reati configurabili come tortura.
Tuttavia, l’attenzione dei ricercatori dei Ai è concentrata sulle politiche del pacchetto sicurezza e sulle politiche di respingimento dei migranti che il governo Berlusconi, e soprattutto il ministro dell’interno Roberto Maroni, perseguono costantemente.
A proposito del pacchetto sicurezza, Amnesty, «sin dall’inizio ha guardato con estrema preoccupazione all’emergere di norme che, lungi dal rappresentare una pianificazione chiara e comprensibile della politica sull’immigrazione, hanno un impatto pericoloso sui diritti umani».
«A maggio 2009, a seguito dell’apposizione della fiducia da parte del governo, la Camera dei deputati ha approvato il testo del disegno di legge (ddl 2180) il quale, fra le altre cose, introduce il reato di ingresso e permanenza irregolare nel territorio dello stato – scrive Amnesty – Se confermata dal Senato, questa disposizione può produrre un’allarmante conseguenza sui diritti umani dei migranti irregolari: costretti dalla minaccia incombente di una denuncia da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, essi sarebbero indotti a sottrarsi dall’incontro con ogni tipo di istituzione e ufficio pubblico, tenendosi alla larga da ospedali, scuole, uffici comunali, con immaginabili conseguenze sul diritto alla salute, all’istruzione per i figli, alla registrazione dei nuovi nati».
Per quanto riguarda le politiche di detenzione di migranti al momento dell’arrivo, Amnesty rileva che «L’Italia non ha risolto la questione della legittimità della detenzione dei migranti e dei richiedenti asilo immediatamente dopo l’arrivo. Come sottolineato dal Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite (Wgad), che ha visitato l’Italia nel novembre 2008, durante il primo periodo di permanenza nei centri dopo l’arrivo in Italia, i richiedenti asilo sono sottoposti a una detenzione de facto, priva di basi legali certe e di controllo
giudiziario».
A ciò si aggiunge il peggioramento delle pratiche di respingimento e delle condizioni di vita a Lampedusa, a causa della decisione di Maroni di trasformare il Cpta in Cie: «È stata così ribaltata la politica adottata sino a quel momento che considerava Lampedusa come luogo di soccorso, dove svolgere soltanto una primissima identificazione, prima che le procedure amministrative potessero essere avviate in altri centri della Sicilia e del territorio peninsulare.
La nuova prassi ha avuto un grave impatto sui diritti umani di migranti e richiedenti asilo, che sono dovuti rimanere all’interno del centro di “Contrada Imbriacola” a Lampedusa per lungo tempo.
Tale centro, che all’epoca poteva ospitare sino a 804 persone, è arrivato a contenerne anche 2000, con evidenti conseguenze per le condizioni igienico-sanitarie». Ancora: «Venendo meno a una politica che le ha viste spendersi per la salvezza di vite umane nel Mediterraneo, nel 2009 le istituzioni italiane hanno mancato ai principi fondamentali dei diritti umani mentre esercitavano le proprie funzioni in mare».
Sotto accusa, i mancati soccorsi ai naufraghi della Pinar e la collaborazione con il regime libico per i respingimenti in mare delle navi cariche di migranti.
Amnesty scrive: «Tra il 7 e l’11 maggio 2009, con una decisione senza precedenti, l’Italia ha condotto
forzatamente in Libia circa 500 tra migranti e richiedenti asilo, senza alcuna valutazione sul possibile bisogno di protezione internazionale degli stessi e quindi violando i propri obblighi in materia di diritto internazionale d’asilo e dei diritti umani.
Il 75 per cento delle persone che arrivano in Italia via mare sono richiedenti asilo e, secondo l’Unhcr, tra le persone rinviate in Libia vi erano cittadini somali ed eritrei, bisognosi di protezione». «Queste azioni rappresentano il portato finale, grave e prevedibile, di una cooperazione con la Libia perseguita e condotta, negli ultimi 10 anni, dai diversi governi che si sono succeduti e caratterizzata da scarsa trasparenza e nessuna condizione posta al governo di
Tripoli sui diritti umani».
Per questa politica di lungo corso, l’Italia, secondo Amnesty «deve essere considerata responsabile per quanto accadrà ai migranti e ai richiedenti asilo riportati in Libia». Il Rapporto Annuale 2009, che analizza la situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori nell’anno precedente, è pubblicato in Italia da EGA Editore ed è disponibile sul sito di Amnesty international
da www.amnesty.it
***********************************
il colpo di grazia.......************************************
********************************************
*****************************************
un po di storia patris....
*************************************
Che ti posso dire, sei un genio Laure, Interessantissimo questo blog adesso lo linko sul mio ;-)
RispondiEliminaps.: ma il condivido su fb non c'é??